Liquidità e rivalutazione cespiti per copertura perdite: sono queste le due problematiche sottolineate da Apindustria durante il primo “Tavolo permanente per il monitoraggio della situazione di crisi del settore manifatturiero bresciano”, indetto dalla Prefettura di Brescia lo scorso 28 luglio. Per tali problematiche, ritenute di particolare importanza, Apindustria propone anche soluzioni concrete e a “costo zero”.
Di seguito i dettagli di quanto condiviso e proposto:

LIQUIDITÀ

Tutti noi sappiamo che le PMI stanno riscontrando grosse difficoltà in termini di liquidità aziendale. Al noto problema dell’eccessiva burocrazia, riscontrata anche per ottenere credito dalle banche, e alla garanzia dello Stato si aggiunge la questione, non secondaria, dell’ulteriore allungamento dei tempi di pagamenti tra privati. Si tratta di una tematica cara ad Apindustria e più volte posta nei tavoli istituzionali anche a livello nazionale.

Le PMI, per il loro scarso potere contrattuale, si trovano troppo spesso di fronte a grandi clienti che impongono un allungamento dei tempi di pagamento fino a 180 giorni. Il regolamento Europeo (che prevede un massimo di 60 giorni), applicato in maniera ancora più restrittiva dai concorrenti Europei (i pagamenti tra aziende sono a 15-30 giorni) è completamente disatteso In Italia. Nel 2020 riteniamo non accettabile che le PMI facciano “da banca” alle grandi industrie.  

La nostra proposta è dunque estendere a tutti gli scambi commerciali tra aziende private, o almeno verso le PMI industriali, il DLGS del 27/2012 art. 62 sulla lotta ai ritardi dei pagamenti. L’articolo prevede infatti un termine legale inderogabile dalle parti: 60 giorni tra GDO e alimentari e 30 giorni per beni deteriorabili. La proposta era presente anche nel c.d. “piano Colao“, incaricato dal Governo italiano di apprestare proposte per la soluzione delle conseguenze economiche della crisi sanitaria in atto.

RIVALUTAZIONE CESPITI PER COPERTURA PERDITE

Apindustria propone di prevedere per l’anno 2020 l’inserimento di una rivalutazione facoltativa sui beni mobili e immobili iscritti nell’attivo del bilancio delle medie e piccole imprese per la costituzione di una riserva per copertura perdite. Il legislatore già in passato ha reso possibile l’indicazione in bilancio dei maggiori valori (rivalutati) rispetto ai dati storici. La rivalutazione poteva essere eseguita anche solo in sede civilistica, cioè senza ottenere il riconoscimento fiscale dei maggiori valori. In questo caso non era necessario effettuare alcun versamento a titolo di imposta sostitutiva. Potevano beneficiare di tale opportunità tutti i titolari di reddito d’impresa che non adottassero i principi contabili internazionali nella redazione del bilancio d’esercizio. Infatti il provvedimento riguardava esclusivamente gli immobili mentre ora si potrebbero ammettere tutti i beni strumentali. Il vantaggio che ne scaturirà per le società che si avvarranno della rivalutazione dei beni immobili e dei beni mobili sarà un aumento del patrimonio netto dovuto alla rivalutazione dell’attivo di bilancio. Pertanto le imprese con risultati relativi all’esercizio 2020 fortemente negativi potranno evitare di intervenire sul capitale sociale per effetto dell’adeguamento dei valori patrimoniali alla reale situazione. L’opportunità offerta potrebbe assumere particolare interesse per le società con un ingente “parco mobiliare e immobiliare” a seguito dei numerosi riscatti esercitati al termine dei contratti di locazione finanziaria riguardanti i beni attualmente iscritti in bilancio con valori prossimi allo zero. Pertanto, avvalendosi della rivalutazione, sarà possibile “allineare” nuovamente il valore dei beni a quello corrente iscrivendo la differenza in un’apposita riserva che, a partire dal bilancio 2020, potrà essere utilizzata a copertura delle perdite.