L’India del premier Narendra Modi ha di recente ospitato il decisivo appuntamento del G20 che ospiterà a Nuova Delhi all’insegno della cooperazione, il cui tema derivava dal sanscrito e significava «Una Terra. Una famiglia. Un futuro». Dalla cooperazione allo sviluppo alla green economy, molti i temi su cui Nuova Delhi intende affermarsi, anche in dualismo con la rivale Cina, come protagonista della scena mondiale di domani. E di recente il Paese ha ottenuto un importante successo scientifico e d’immagine.

L’India ha raggiunto un importante traguardo diventando il quarto paese a compiere un atterraggio sulla Luna, dopo gli Stati Uniti, l’ex Unione Sovietica e la Cina. Il primo tentativo dell’India di atterrare sulla Luna risale al settembre 2019, ma fallì quando il lander Chandrayaan-2 precipitò sulla superficie lunare a causa di un problema tecnico.

Il programma spaziale indiano ha avuto inizio 60 anni fa, quando il paese, appena indipendente, stava lottando con la carenza di cibo per la sua popolazione. La missione Chandrayaan-3 è entrata nella storia come risultato del desiderio di superare il fallimento della Russia nel posizionare un rover sul lato oscuro della Luna. La missione indiana è stata un successo e ha dimostrato la capacità dell’India di condurre missioni esplorative a costi molto più bassi rispetto ad altri paesi.

Il successo della missione Chandrayaan-3 è un segno della vitalità dell’economia indiana, che si basa in gran parte sulla tecnologia per la sua componente di proiezione globale. Uno dei settori trainanti della crescita economica indiana è quello dei servizi IT e software. Il paese è diventato un hub globale per l’outsourcing e ha sfruttato il suo ampio bacino di professionisti qualificati nel settore. Le aziende IT indiane sono riuscite a fornire soluzioni economicamente vantaggiose alle multinazionali, contribuendo al progresso economico dell’India.

Un altro settore che ha giocato un ruolo cruciale nell’ascesa economica dell’India è quello manifatturiero. L’iniziativa governativa “Make in India”, iniziata nel 2014, ha attirato gli investimenti stranieri e incoraggiato la produzione nazionale. Ciò ha portato alla creazione di poli produttivi in varie parti del Paese, incrementando la creazione di posti di lavoro e la produzione economica complessiva.

Sebbene l’obiettivo del governo di aumentare la quota del settore manifatturiero nel PIL al 25% sia stato difficile da raggiungere, i progressi compiuti sono stati notevoli. Secondo i dati di McKinsey, la quota del settore manifatturiero nel PIL è salita al 17,4% nel 2020 rispetto al 15,3% nel 2000.

Una frontiera anche per Brescia: 137 milioni di euro, ovvero lo 0,7% del valore dell’export bresciano nel mondo: questi i dati più recenti del commercio tra il territorio della Leonessa e l’India. Le imprese bresciane, specialmente le PMI, hanno spazi di manovra crescenti in un Paese tanto strategico e vasto, in cui peraltro l’immagine del nostro territorio può essere valorizzato dal contributo proficuo all’economia, allo sviluppo e all’imprenditoria giocato dalla comunità indiana attiva soprattutto tra settore primario e secondario in provincia e nel capoluogo. Un’agenda imprenditoriale che guardi al ruolo dell’India come partner tecnologico e mercato di riferimento non solo per servizi e subfornitura può schiudere in settori ad alto valore aggiunto, nei prossimi anni, nuove frontiere di mercato.