Riad ospiterà l’Expo 2030. Per l’Arabia Saudita sarà la prova per capire se l’Expo potrà valorizzare il piano nazionale Saudi Vision 2030 con cui il leader Mohammad bin Salman si è, nello scorso decennio, presentato al mondo. “Saudi Vision 2030” è un ambizioso programma di trasformazione economica e sociale lanciato dall’Arabia Saudita nel 2016. L’iniziativa è stata annunciata dall’allora Principe ereditario Mohammed bin Salman e ha l’obiettivo di diversificare l’economia del paese, ridurre la dipendenza dal petrolio e sviluppare settori non petroliferi. Ecco alcuni dei principali pilastri, obiettivi e strategie di Saudi Vision 2030. Uno degli obiettivi fondamentali è ridurre la dipendenza dell’Arabia Saudita dai ricavi petroliferi. Ciò implica lo sviluppo di settori non petroliferi come il turismo, l’intrattenimento, la salute, l’istruzione, le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT) e l’industria manifatturiera. L’Arabia Saudita sta lavorando alla creazione di “città economiche speciali” o “zone economiche” per attrarre investimenti stranieri e nazionali. Queste città dovrebbero fungere da centri di innovazione e crescita economica e nel deserto arabo si è al lavoro sulla nuova, futuristica città di Neom. Gli effetti di questo piano iniziano a farsi vedere. Trainata principalmente dal settore privato, l’attività economica nei settori non legati agli idrocarburi ha registrato un notevole impulso negli ultimi due anni, raggiungendo il 6,4% nel 2022. Sebbene nel primo semestre del 2023 si sia osservato un leggero rallentamento, l’attività ha comunque mantenuto una certa dinamicità, segnando un aumento del 5,6% anno su anno. Questo risultato è stato particolarmente attribuito ai settori del commercio al dettaglio e dell’ospitalità, e in misura minore al settore delle costruzioni. Nel breve termine, si

prevede che i consumi e gli investimenti continueranno a sostenere la crescita, seppur a un ritmo inferiore rispetto al 2022. Di conseguenza, la crescita degli investimenti ha subito un brusco rallentamento nel secondo trimestre, registrando un aumento del 2,4% anno su anno rispetto al notevole +18% nel primo trimestre. Nel contempo, la spesa al consumo è diminuita solo leggermente, con un +3,3% anno su anno rispetto al +3,9% del primo trimestre. La crescita del credito destinato al settore privato (società) e alle imprese del settore pubblico ha subito un rallentamento, pur rimanendo su livelli sostenuti (+11% e +21% anno su anno rispettivamente nell’agosto 2023). Al contrario, il credito al consumo ha attraversato una fase discendente, con una diminuzione del -0,4% anno su anno nel secondo trimestre del 2023. Nonostante ciò, il moderato tasso di inflazione (+2% nell’agosto 2023) e il costante calo della disoccupazione (8,3% nel secondo trimestre 2023 rispetto all’8,5% nel primo trimestre per la popolazione nazionale) dovrebbero continuare a esercitare un’influenza favorevole sulla spesa per consumi. Ora l’Arabia Saudita si sta vendendo sul mercato occidentale come player moderno e inclusivo per il business, sulla scia di quanto fatto dai vicini regionali, Emirati Arabi e Qatar. Non si può però tacere sulle conseguenze economiche degli aspetti legati ai diritti umani in Arabia Saudita, che sono stati oggetto di attenzione e critica da parte di organizzazioni internazionali e osservatori dei diritti umani. Alcuni degli aspetti più dibattuti includono restrizioni sulla libertà di espressione, diritti delle donne, diritti delle minoranze, il sistema giudiziario e l’uso della pena di morte. L’effetto di tali questioni sull’attrattività del paese per gli investimenti è tutta da valutare, e l’Arabia Saudita sta cercando di vendersi come attore moderno al pubblico dei Paesi più avanzati. Il Council of Foreign Relations mostra in particolare l’uso delle politiche di investimento dello sport come volano per il soft power saudita: “Il regno ha gestito investimenti recenti attraverso il suo Fondo di investimento pubblico (PIF) da 650 miliardi di dollari, il quinto fondo sovrano più grande del mondo. Questi includono gli acquisti del Newcastle United, una squadra di calcio del massimo campionato professionistico inglese; LIV Golf, rivale internazionale diventato partner del PGA Tour con sede negli

Stati Uniti, il principale organismo competitivo del golf; e quattro squadre del campionato di calcio saudita, che ha reclutato una manciata di stelle globali con contratti straordinariamente redditizi”. Lo “sport-washing” come versione saudita del green-washing per avvicinare l’Arabia Saudita allo stile di vita dei Paesi occidentali? Un trend tutto da analizzare. Ma separare questione economica e questione umanitaria, con Paesi del genere, appare oggi più che mai complesso e fuorviante.