Oltre le elezioni, sarà un anno decisivo per tre fronti. La prova dell’inflazione, quello dell’energia, la sfida dell’anno chiave di NextGeneration Eu col ritorno delle regole sul debito. Per l’economia europea il banco di prova sarà cruciale. Sul fronte energetico, andrà capito come si bilanceranno gli investimenti green e quelli in fonti come il gas dopo due anni in cui, secondo Eurostat, l’Ue ha pagato per l’energia una bolletta extra di complessivi 185 miliardi di euro. I dati Eurostat parlano chiaro: le potenze atlantiche e dell’Anglosfera sono le vincitrici della battaglia energetica scaricata a terra dall’invasione russa dell’Ucraina. E l’Europa, a cominciare dal suo epicentro politico, la #Germania, è la grande sconfitta. 53 miliardi agli Usa, 27 al Regno Unito e 24 alla Norvegia: tre potenze atlantiche e antirusse hanno ottenuto il 56% dei proventi da rincari energetici per le forniture all’Europa rispetto al prezzo medio. La Russia pur con soli 14 miliardi ha comunque incassato di più per l’effetto del boom dei prezzi del 2022. 185 miliardi di euro, la disruption di infrastrutture (vedi Nord

Stream) e l’assenza di una strategia di risoluzione del problema sono l’esempio di una grave batosta geopolitica e economica su cui l’#UE deve interrogarsi.

A ciò si aggiunge la sfida del ritorno del Patto di Stabilità, in forma emendato, la cui sospensionenei tre anni precedenti ha creato alcune contraddizioni e difficili eredità per il futuro. La Commissione Europea, non contestata dal Consiglio, ha utilizzato la clausola di grave recessione economica per sospendere di fatto le regole fiscali dell’Ue dopo lo scoppio della pandemia di coronavirus. Ciò ha permesso agli Stati di attivare deviazioni dal percorso di aggiustamento debitorio richiesto. Il ritorno delle regole imporrà di capire se e quanto la crisi del Covid sia alle spalle e il fardello debitorio di Paesi altamente gravati da passività, come l’Italia, sarà sostenibile. La stretta all’indebitamento medio degli Stati è prevista da tempo:  le previsioni di primavera 2023 della Commissione europea prevedono un impulso fiscale restrittivo pari allo 0,8% del Pil nel 2024, che dimezzerebbe all’incirca il deficit primario strutturale dei Paesi dell’Unione Europea. Cosa coprirebbe questa riduzione di spesa? Il picco degli investimenti di Next Generation Eu, che alimentano anche il Pnrr italiano. Un governo corretto degli investimenti dei Pnrr europei può, in quest’ottica, garantire con fondi già allocati la fame di investimenti strategici che l’Europa ha da tempo. E che i bilanci nazionali possono coprire con minor facilità.