La Bundesbank, la Banca centrale tedesca, prevede per la Germania un +0,4% del Pil, quanto basta per poter dichiarare in esaurimento la recessione da crisi energetica e industriale che ha colpito Berlino nel 2023. Basterà a cantare vittoria? L’industria italiana, dopo gli scossoni di fine 2023, attende speranzosa il futuro del suo primo partner e a gennaio ha per ora visto il positivo risultato dell’aumento degli ordinativi a novembre della manifattura tedesca, primo dopo mesi di calo. Il vero problema resta quello dei costi energetici che possono frenare, se si manterranno alti, la prospettiva di rilancio degli investimenti strategici in Germania, con effetti a cascata sull’Europa. Gli ultimi dati segnalano che a fine 2023, per fare un esempio l’inflazione nella più grande economia europea è aumentata ad un tasso annuo del 3,8% a dicembre, rispetto al 2,3% del mese precedente. La riduzione dei sussidi governativi su gas, elettricità e cibo iniziata lo scorso anno ha innescato una nuova accelerazione dell’inflazione  I prezzi dell’energia tedeschi sono aumentati del 4,1% a dicembre, un’inversione di rotta rispetto al calo annuo del 4,5%. Marco Wagner, economista della Commerzbank, ha avvertito che l’inflazione tedesca potrebbe accelerare ulteriormente a gennaio a causa dell’aumento delle tasse e della riduzione dei sussidi, prevedendo che “alla fine si stabilizzerà al 3%” nel corso di quest’anno. Questo fermerà gli ordinativi? La domanda che l’industria tedesca e italiana si pone sarà cruciale per capire come l’economia locomotiva d’Europa influenzerà le altre.