Il 10 marzo va al voto il Portogallo, Paese che conoscerà la fine dell’esperienza di governo progressista di Antonio Costa. Manifestatasi soprattutto per la sua durissima ostilità al rigore austeritario. Che non ha impedito a Lisbona di crescere attivamente, ricordando che la prospettiva sul debito non deve necessariamente essere vista come una catena vincolante.

Per il Portogallo e il suo premier dimissionario, Antonio Costa, recentemente coinvolto in una complessa vicenda giudiziaria che ha accelerato la fine della legislatura, le buone notizie sono state in particolar modo quelle provenienti da Moody’s. L’agenzia di rating ha a fine 2023 alzato il rating del Portogallo a A3, riconoscendo gli sforzi dell’agenda economica del premier socialista, che si contrappone all’austerità in Europa insieme al collega spagnolo Pedro Sanchez.

Moody’s ha elogiato il governo portoghese per aver bilanciato la crescita economica con il sostegno ai segmenti più vulnerabili della popolazione, mantenendo nel contempo la lotta al deficit. Non solo il governo è riuscito a rinforzare il sistema del Paese senza ricorrere all’austerità, ma ha anche raggiunto un surplus di bilancio. La proiezione della

legge di bilancio portoghese per il 2024 indica un leggero calo nell’espansione del PIL, passando dal +2,2% del 2023 al +1,5% del 2024. Tuttavia, la previsione di un doppio  surplus di bilancio (+0,8% nel 2023 e +0,2% nel 2024) porterà il rapporto debito/PIL al di sotto del 100%, avviando una tendenza di riduzione verso i parametri europei, scendendo dal 103 al 98,9% entro il 2024. La robusta crescita economica e i bilanci in pareggio significano che il peso del debito continuerà a diminuire a uno dei ritmi più rapidi tra le economie avanzate. Tuttavia, il Portogallo ha anche adottato misure volte a limitare l’inflazione e l’esplosione del mercato immobiliare nelle zone periferiche del Paese, come il blocco del “turismo” dei pensionati stranieri.

Sul piano bilaterale, i dati dell’ISTAT indicano un notevole aumento degli scambi commerciali tra Italia e Portogallo nel 2022, con un record di 9 miliardi di Euro, rappresentato da significativi incrementi sia nelle esportazioni (+29,6%) che nelle importazioni (+26,9%). L’Italia si conferma come il sesto principale fornitore e cliente del Portogallo, mentre quest’ultimo rappresenta uno dei mercati di destinazione delle esportazioni italiane e uno dei principali fornitori di beni e servizi all’Italia dall’estero. E dalla presenza di investimenti strategici in miniere di litio al boom delle start-up tech a Lisbona, il Paese più occidentale d’Europa diventa, sempre più, una meta strategica di investimenti.