La crisi dei traffici del Mar Rosso dopo l’inizio degli attacchi Houthi al commercio è diventata strutturale. I dati più recenti provenienti dalla piattaforma PortWatch del Fondo Monetario Internazionale evidenziano un significativo cambiamento nei flussi di spedizioni marittime, con una drastica riduzione dei volumi attraverso il Canale di Suez e un notevole aumento sulla rotta alternativa intorno al Capo di Buona Speranza. Questo cambiamento è attribuito agli attacchi dei ribelli Houthi alle navi commerciali, che hanno spinto molti operatori a optare per la via più lunga e costosa.

Nella settimana fino al 13 febbraio, i volumi di spedizioni nel Canale di Suez sono diminuiti del 55% rispetto all’anno precedente, mentre quelli attorno al Capo di Buona Speranza sono aumentati del 75%. Questo riflette gli impatti persistenti della crisi marittima nel Mar Rosso, con molte compagnie di navigazione che evitano il percorso più breve attraverso il Canale di Suez per minimizzare il rischio di attacchi.

Il Canale di Suez, essendo la via più breve tra l’Asia e l’Europa, gestisce circa il 12% del traffico marittimo mondiale, ma il declino dei volumi di spedizioni sta creando problemi economici per le autorità egiziane. Le entrate del Canale a gennaio sono scese a 428 milioni di dollari, rispetto agli 804 milioni di dollari dell’anno precedente, con un calo del numero totale di navi attraverso il canale del 36%.

Gli attacchi dei militanti Houthi hanno ulteriormente complicato la situazione, con l’Egitto che perde “centinaia di milioni di dollari” al mese in tasse di transito del Canale di Suez a causa di tali attacchi. L’economia egiziana, già alle prese con problemi come l’inflazione record e il debito pesante, è particolarmente colpita dalla guerra di Gaza e dalla conseguente diminuzione del turismo.

La Direttrice Generale del FMI, Kristalina Georgieva, ha sottolineato che la guerra ha anche contribuito a un aumento inferiore alle previsioni dei volumi di scambi globali nel 2023, indicando un aumento dello 0,8% anziché l’1,7% previsto inizialmente dall’Fmi e altre organizzazioni come il WTO ad aprile. Le perturbazioni nelle spedizioni marittime hanno avuto un impatto significativo sui tassi di crescita e hanno contribuito alle pressioni inflazionistiche su scala globale.