Emmanuel Macron accarezza il bottone rosso dell’atomica mentre guarda con apprensione al debito francese. Cronaca di ordinaria contraddizione per la Francia. Paese che nelle ultime settimane ha messo in luce una crescente attenzione alla proiezione militare e geopolitica nella crisi ucraina, nella gestione della Difesa europea, nel contrasto alla Russia. Salvo poi riscoprirsi fragile sui fondamentali economici. Macron lo sa. A pochi mesi dalle Europee, parliamo di una dinamica chiara: la Francia vuole contare di più in Ue e usa lo strumento della proiezione militare per supplire laddove l’economia non la porta. L’obiettivo? Riequilibrare l’asse franco-tedesco ai tempi della guerra in Europa, in cui si parla di riarmo e la dinamica di potenza torna a farla da padrona.

Macron vuole scegliere i successori di Ursula von der Leyen e Charles Michel a Commissione e Consiglio Europeo, giocare un ruolo egemone su politica estera, tecnologia, industria, difesa nell’Europa di domani. Ma deve fare i conti con un contesto di grande apprensione. I conti pubblici sono sotto osservazione nell’anno in cui in Europa tornano Patto di Stabilità e rigore.  In un’intervista a Le Monde del 6 marzo , il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha affermato che “a causa della perdita di entrate fiscali nel 2023” il deficit nazionale supererà nel 2024 il 5,5%.

Il prestigioso quotidiano di Parigi, del resto, ha posto dubbi sul fatto che la Francia possa presto tornare a marciare nella giusta direzione su debito e crescita: “Per il 2024 sono stati riscontrati alcuni risparmi, ma la maggior parte è il risultato dell’eliminazione degli aiuti eccezionali legati alla lotta all’inflazione. Questa leva ciclica non potrà più essere attivata negli anni successivi. Pur aggrappandosi a uno scenario economico molto ottimista, il governo si è impegnato a trovare 12 miliardi di euro di risparmi all’anno fino al 2027, senza per ora fornire molti dettagli sulla loro origine”. Forza geopolitica e proiezione militare sono strumentali, in quest’ottica, a ricordare che per contare in Europa la Francia ha altre leve. Ma i problemi, oltre alle disuguaglianze e diversità interne evidenziate da anni di crisi interne, riforme contestate e rivolte, sono ben più cogenti. E nelle grandi partite post-Europee la Francia dovrà pensare ai problemi interni prima che alla grandeur. Il resto dell’Europa lo sa. E infatti su casi come la corsa di Macron a fare il “poliziotto cattivo” in Ucraina, non lo segue.