Tassi ancora alti fino all’estate? L’economia sembra aver già interiorizzato l’eventualità che i prossimi tagli arriveranno solo mentre ci si avvicinerà alla seconda metà dell’anno. Ma il problema del costo del denaro inizia ad essere assimilato, perlomeno nella fiducia degli investitori. La sensazione del mercato è che i tassi arriveranno a scendere. E che sia la Federal Reserve guidata da Jay Powell a dover dettare la linea aprendo la strada a un calo del costo del denaro destinato a diventare strutturale.

Come ha scritto nelle scorse settimane il Financial Times, Europa e Usa mandano messaggi sul campo assai rassicuranti nel quadro di un contesto globale che rimane teso per le situazioni critiche sul fronte geopolitico, il blocco del Mar Rosso, i rincari di alcune materie prime.

Nota il Ft che “nell’Eurozona, i dati del quarto trimestre hanno mostrato che i costi unitari del lavoro e i margini di profitto sono aumentati a un ritmo più lento, allentando i timori che le aziende stiano spingendo verso l’alto l’inflazione trasferendo l’aumento del costo del lavoro attraverso aumenti aggressivi dei prezzi”. Negli Usa, invece, Jay Powell ha chiaramente sottolineato come “la banca centrale americana non sia lontana dall’avere la fiducia necessaria per iniziare a ridurre i costi di finanziamento”.

“Con l’inflazione in diminuzione e i tagli dei tassi d’interesse confermati per quest’anno, l’economia ha riportato una revisione al rialzo. Inoltre, il mercato del lavoro si mostra forte e non sembra più intimorire i banchieri centrali”, ha notato Gabriel Debach, Market Analyst di eToro, in un suo rapporto al mercato. L’inflazione residua dell’Occidente, difficile da contrastare con ulteriori aumenti dei tassi monetari, ha raggiunto oltre il 5% negli Stati Uniti e oltre il 4% in Europa. Il Center for Economic and Policy Research evidenzia l’effetto residuo della cosiddetta “greedflation”, l’inflazione da profitto, nel determinare il costo di base del denaro.

Molti operatori, considerando la stabilità della situazione negli Stati Uniti, ritengono che il momento esatto e il numero totale dei primi tagli dei tassi di interesse non dovrebbero essere una preoccupazione così grande, a meno che non si tratti di trader a breve termine che cercano di scommettere sulle varie riunioni della Fed. Per coloro che guardano a un orizzonte temporale più lungo, l’aspetto più importante è che la Fed sia pronta a intervenire, indipendentemente dal momento preciso in cui deciderà di farlo.

La transizione verso una politica monetaria più equilibrata permetterebbe alla Fed di intervenire per sostenere i mercati finanziari in caso di rallentamento economico, a differenza dei trimestri precedenti in cui l’attenzione era concentrata sulla lotta all’inflazione.