Colpita dai dazi su alluminio e acciaio prima e automobili poi da parte degli Usa ma esentata temporaneamente da quelli “reciproci” del 2 aprile, l’Unione Europea deve sfruttare al meglio la tregua di novanta giorni concessa da Washington su quest’ultimo fronte. Una tregua “fragile”, ha detto il presidente francese Emmanuel Macron, forse presagendo tempi difficili. Nel frattempo, citando Vladimir Lenin, si pone il problema del “Che fare”? Una risposta forse la può dare un’analisi di Mario Draghi, ex presidente del Consiglio italiano e della Banca centrale europea, oggi super-consulente della Commissione Europea per la competitività, che sul Financial Times a febbraio ha proposto a Bruxelles di togliere le tariffe “autoimposte” sull’economia continentale.

“Le elevate barriere interne e gli ostacoli normativi sono molto più dannosi per la crescita di qualsiasi cosa l’America possa imporre”, notava Draghi sul quotidiano della City di Londra, aggiungendo che “il Fondo Monetario Internazionale stima che le barriere interne europee equivalgano a dazi del 45% per il settore manifatturiero e del 110% per i servizi”. L’Europa si trova in un contesto di compressione della domanda interna dei suoi mercati dalla Grande Recessione del 2008 e crisi dell’offerta in diversi settori, dall’industria ad alta tecnologia ai servizi passando per la manifattura, per la somma di molte regolamentazioni e frammentazioni: l’assenza di un mercato unico completo in diversi campi, dalle tlc alla finanza, le barriere ambientali poste in molti ambiti, dall’automotive alla chimica, le regolamentazioni tecnologiche.

“Entrambe queste carenze – domanda e offerta – sono in gran parte causate dall’Europa stessa. Sono quindi in suo potere modificarle”, ha scritto Draghi, sottolineando che  “un impegno costante per rimuovere i vincoli di offerta aiuterebbe i settori innovativi a crescere e, riorientando la domanda verso il mercato interno, ridurrebbe l’apertura commerciale senza innalzare barriere”. Un’agenda per i 90 giorni di tregua potrebbe partire da questa semplice constatazione. Con la consapevolezza che senza dazi autoimposti sarà più facile sostenere quelli altrui.