Piovono bombe americane sullo Yemen, mentre gli Usa non riescono a scalfire in profondità la capacità balistica dei ribelli Houthi contro le navi nel Mar Rosso; rimane martoriata la Striscia di Gaza, messa in difficoltà dal blocco degli aiuti umanitari da parte di Israele e dai pesanti raid di Tel Aviv. Prosegue, intanto, la guerra in Ucraina, con i bombardamenti russi su Kiev e Sumy a cui fa seguito la riconquista di Kursk, avamposto occupato dalle truppe di Volodymyr Zelensky in territorio russo ad agosto; in Kashmir India e Pakistan si scambiano colpi a distanza e si guardano in cagnesco; Sudan e Congo restano conflitti critici e difficili da gestire. Sono i tasselli della “guerra mondiale a pezzi” denunciata nel 2014 a Papa Francesco come grande minaccia all’ordine globale che, da allora in avanti, non ha fatto altro che consolidarsi e rafforzarsi.

L’impegno del defunto pontefice per la pace andava di pari passo con la denuncia costante della guerra, “sempre una sconfitta” per Francesco, come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e con le prese di posizione contro i distruttori dell’ordine internazionale, i “mercanti di morte” come li chiamava Bergoglio che, a suo avviso, erano la principale minaccia per gli scenari globali.

La “Terza guerra mondiale” è la Guerra Fredda 2.0, la grande tensione tra la spinta americana a mantenere un mondo guidato da Washington e l’emergere di spinte policentriche che i rivali geopolitici della superpotenza, a partire da Cina e Russia, sfruttano come punto d’appoggio per ampliare la loro proiezione.
Per il Papa la necessità di trovare un potere frenante (in gergo biblico, un katekhon) si è sostanziata nel convinto sostegno a un sistema multilaterale e multipolare in via di emersione. Francesco, si è scritto su Sky Insider, è stato «un attento sostenitore del multilateralismo in dodici anni di grande destrutturazione dell’ordine globale e di crisi delle organizzazioni internazionali. I suoi convinti appelli al rispetto delle leggi che governano i rapporti tra Stati e popoli – erano l’altro riflesso della speranza di fermare la – terza guerra mondiale a pezzi» anche grazie al ruolo, costruttivo, della Chiesa in uscita.

Dal 2014 a oggi le ombre della guerra si sono sempre più proiettate su un mondo competitivo e fragile. E il futuro imporrà di non far convergere i tasselli di un conflitto a puzzle ancora oggi, per fortuna, non saldati.