Il Regno Unito cerca il suo posto nel mondo dopo la Brexit e col governo di Keir Starmer prova a siglare i primi accordi commerciali globali per costruire un nuovo rapporto con i partner storici e mettersi definitivamente alle spalle la stagione dell’uscita dall’Unione Europea.
Il mese di maggio ha segnato tre momenti strategici su questo fronte. 6 maggio: accordo commerciale con l’India, un patto atteso dal referendum sulla Brexit nel 2016 e che il governo di Londra persegue attivamente da quasi cinque anni. 9 maggio: accordo con gli Stati Uniti per provare a mantenere attiva la relazione speciale Londra-Washington anche sul piano degli scambi economici dopo i chiari di Luna imposti dai dazi di Donald Trump. 19 maggio: “reset” con l’Unione Europea col trattato di Lancaster House che normerà i rapporti a tutto campo tra Londra e Bruxelles nell’era post-Brexit, andando dalla Difesa ai rapporti sugli scambi intellettuali e accademici, passando ovviamente per la definizione di standard tariffari e commerciali chiari.
L’esecutivo di Keir Starmer, in crisi di consensi sul fronte interno, a meno di un anno dal suo insediamento rivendica queste intese come prioritarie e strategiche per costruire un sistema di relazioni globale e sistemico in cui il Regno Unito post-Brexit possa davvero diventare “globale”. Ma se la Global Britain pensata da Boris Johnson e dal Partito Conservatore negli anni scorsi doveva essere una piattaforma finanziaria autonoma, la “Singapore sul Tamigi” tesa a navigare nella globalizzazione in autonomia consolidando così la proiezione internazionale dell’Occidente, Starmer la pensa diversamente: per il leader del Partito Laburista la priorità oggi è mantenere vivo l’asse transatlantico in tempi incerti per le partnership euro-americane da un lato e consolidare la rete che vincola Londra e i partner del Commonwealth dall’altro.
Sul primo fronte, è da notare come nelle scorse giornate Londra abbia provato a tenere un fronte comune con l’Ue sull’Ucraina per controbilanciare il solipsismo di Donald Trump mantenendo comunque un’apertura chiara a Washington. Il Regno Unito si è schierato con gli Usa nel colpire i ribelli yemeniti Houthi con l’intervento della Royal Air Force e Starmer ha più volte perorato la causa di un grande summit transatlantico capace di trovare una quadra al sistema di relazioni oggi in difficoltà. Inoltre, nella giornata di giovedì 22
maggio è stato firmato l’accordo con Mauritius per la restituzione allo Stato africano delle Isole Chagos che però preserva il controllo militare su Diego Garcia, base britannica ampiamente sfruttata dagli Usa nell’Oceano Indiano. Sul secondo fronte, invece, da sottolineare il ruolo proattivo della monarchia, come dimostrato dalla visita politica di Re Carlo III nel Canada governato da Mark Carney, stretto alleato di Starmer, per plasmare una nuova “relazione speciale” parallela a quella anglo-statunitense. Londra cerca, dunque, il suo posto nel mondo ma un dato di fatto è chiaro: quel posto non potrà essere solitario. E Starmer se ne è reso conto.