Quale futuro per Taiwan, “superpotenza” tecnologica stretta tra la sua centralità nei settori trainanti per l’economia globale e i dazi di Trump? In molti se lo chiedono dopo che Tsmc, il colosso dominante nel campo dei microchip di base della cui produzione è egemone globale, ha annunciato 100 miliardi di dollari di investimenti negli Usa e che Donald Trump ha imposto ad aprile, per poi sospenderli, dazi al 32% sulle importazioni da Taiwan. A Taipei il governo del presidente William Lai teme che questo combinato disposto possa togliere all’isola lo “scudo di silicio”, il ruolo di gigante della manifattura tech che ha reso l’ex Formosa strategica su scala globale e decisiva anche per la grande strategia americana.

“Washington vuole che Tsmc, l’azienda taiwanese responsabile della produzione dei semiconduttori più avanzati al mondo, produca i suoi jolly in territorio statunitense. 100 miliardi non bastano: Trump vuole letteralmente ricostruire l’intera filiera Usa dei chip perché è convinto che Taiwan abbia “rubato” questo asset strategico agli Stati Uniti”, nota Federico Giuliani su InsideOver, aggiungendo che nella percezione di Taipei i chip rappresentino sia l’assicurazione sulla vita politica sia “una fetta rilevante del Pil”, dato che “le società dell’isola controllano il 60% della quota globale di fabbricazione e assemblaggio di chip, con la sola Tsmc che supera il 50% per quelli normali e il 90% per i più avanzati. Tsmc, insieme a Samsung (Corea del Sud), è l’unica azienda che può sfornare chip inferiori ai 7 nanometri: i migliori sulla piazza”.

Una Taiwan senza la dominanza strategica dei chip sarebbe ancora così centrale per gli Usa? In che misura il mercato dei semiconduttori plasma i legami tra Usa e Taipei? Quanto è reale la minaccia cinese sull’isola e quanto può amplificarla una riduzione dei legami americano-taiwanesi connessa a dazi e svolte nel mercato dei semiconduttori? Queste domande attanagliano strateghi e decisori. E aprono ai ragionamenti sul futuro di uno “scudo di silicio” che, forse, per Taiwan non basta più a garantire il suo ruolo sulla scena globale.