La Repubblica Islamica messa nel mirino da Israele nei dodici giorni di guerra scatenati da Netanyahu il 13 giugno scorso ha retto alla dura prova del conflitto senza stravolgimenti istituzionali. Non era scontato, in partenza, che un regime spesso ritenuto in crisi di legittimità dopo anni di proteste e crisi economica tenesse, specie dopo che gli attacchi di Tel Aviv ne avevano pesantemente sfoltito i ranghi con attacchi mirati, infiltrazioni e uccisioni di alti ufficiali (nei cosiddetti decapitation strike). Ma alla prova dei fatti il regime guidato dall’Ayatollah Ali Khamenei si è dimostrato sorprendentemente elastico. La guerra ne ha sostanzialmente esaltato la natura duale che andremo ora ad approfondire. La base di partenza è questa mappa dell’Ispi risalente al 2015. Le figure al potere si sono alternate, ovviamente, ma la struttura resta quella:
Sostanzialmente, la rivoluzione del 2019 ha dato un potere pressoché supremo sul piano politico, militare e religioso alla Guida Suprema, carica che Khamenei ricopre dal 1989, anno della morte del padre dell’attuale Iran, Ruhollah Khomeini. La Guida Suprema (Rahbar) è scelta tra le figure dell’alto clero sciita dall’Assemblea degli Esperti, un consiglio di 88 chierici eletti dal Parlamento. Essi devono votare chi tra i loro componenti sarà chiamato a questa carica vitalizia. La Guida Suprema supervisiona la nomina dei sei membri clericali del Consiglio dei Guardiani, un organo a cui si aggiungono sei giuristi scelti dalla Corte Suprema (il cui presidente fa riferimento alla Guida) e approvati dal Parlamento che devono ogni quattro anni vagliare le candidature ammissibili alla presidenza della Repubblica.
Il capo dello Stato, di fatto, è equiparabile nelle funzioni a un nostro primo ministro perché vincolato al potere della Guida e sottoposto alla sua approvazione nelle nomine di quattro
ministeri chiave: Esteri, Interni, Difesa e Intelligence. Il Rahbar controlla anche i vertici delle forze armate, che hanno però un apparato duale. Da un lato, l’Artesh, l’esercito regolare. Dall’altro i Pasdaran, il corpo dei Guardiani della Rivoluzione Iraniana (Irgc), forza paramilitare che custodisce tanto il nerbo del potere balistico e nucleare quanto il compito di sorveglianza degli adempimenti della rivoluzione iraniana. Non a caso, Israele ha nella sua guerra messo nel mirino proprio le strutture riferibili al sistema Guida Suprema-Pasdaran. L’esercito regolare è stato meno colpito, e i ministri del governo lasciati liberi di muoversi. L’architettura barocca del potere iraniano ne ha creato, però, una sorprendente resilienza. Ora però da provare di fronte alle pesanti sfide che il Paese deve affrontare. E che non si risolveranno col richiamo alla bandiera contro il nemico comune.