Boom dell’export europeo verso il remoto Paese asiatico. Si bypassano le sanzioni alla Russia?

Alzi la mano chi saprebbe al primo colpo posizionare su una mappa il Kirghizistan, piccola repubblica ex sovietica nel cuore dell’Asia centrale a lungo non disturbata nel torpore della sua storia da Paese indipendente e apparentemente in minor smalto rispetto ad altri attori dinamici come Uzbekistan e Kazakistan. Biskek è però saltata agli onori dell’attenzione degli studiosi di economia e geopolitica per un dato a dir poco curioso: il boom di commerci con l’Unione Europea sperimentato dall’invasione russa dell’Ucraina a oggi. I dati ufficiali di Bruxelles parlano chiaro.

Nel 2021 il commercio Ue-Kirghizistan non superava di molto i 200 milioni di euro complessivi. Dopo è esploso: 1,2 miliardi di euro nel 2022, 2,7 circa nel 2023 e nel 2024. Scopriamo che al 2024 il Kirghizistan ha avuto inaspettatamente “fame” di macchinari da trasporto europei (1,6 miliardi di euro di acquisti), per la metà furgoni e mezzi da lavoro,  di prodotti chimici (286 milioni) e agricoli (192). Guarda caso prodotti tutti sotto sanzioni in Europa per il commercio con la Russia e che si sospetta il Paese centroasiatico possa far passare per poi farli entrare nei domini di Vladimir Putin. Nei primi cinque mesi del 2025, il commercio russo-kirghizo, stando ai dati più recenti disponibili, è salito del 16% a 1,3 miliardi. A pensar male, diceva Giulio Andreotti, si fa peccato. Ma molto spesso ci si azzecca. La maglia delle sanzioni alla Russia resta molto ampia, e dati come questo lo confermano.