Applausi a scena aperta per Al-Sharaa che da ex-jihadista debutta all’Onu come statista. Ma come è il nuovo corso di Damasco?
Esce da grande vincitore dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il presidente siriano Ahmad al-Sharaa, l’ex Abu Mohammad al-Jolani. L’ex membro di Al Qaeda diventato, da jihadista, leader ribelle, capo della fazione Hayat Tahrir al-Sham e poi leader del Paese levantino dopo la caduta di Bashar al-Assad è giunto a New York per ottenere legittimità e ce l’ha fatta.
Strette di mano con Donald Trump, Emmanuel Macron e Giorgia Meloni hanno corredato una serie di incontri con leader mediorientali e non, a partire dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, suo grande sponsor.
Al-Sharaa voleva accendere i riflettori sul suo nuovo corso politico, sull’obiettivo di dare nuove istituzioni a Damasco e rifondare l’apparato pubblico e amministrativo, sulla volontà di presentare come democratico il nuovo Paese e di far dimenticare il suo passato islamista, sulla sfida di attrarre finanziamenti per la ricostruzione della Siria. Questi ultimi sono fondamentali per ovviare a una crisi gravissima, a 14 anni di guerra civile e a una serie di danni accumulati che hanno portato il Carnegie Endowement for International Peace a stimare da un minimo di 250 miliardi a un massimo di 400 miliardi di dollari il costo della ricostruzione di uno Stato che nel 2011, prima della guerra civile, aveva un Pil di soli 67 miliardi di dollari ora ridotto a meno di 20.
Al-Sharaa ha predicato moderatismo e si è presentato come un leader pragmatico. Questo si è visto anche al Middle East Institute, dove ha tenuto un discorso volto a gettare acqua sul fuoco nelle tensioni con Israele. Nota il Times of Israel che, dopo la visita newyorkese di Al-Sharaa, «l’inviato speciale degli Stati Uniti per la Siria, Tom Barrack, ha affermato che Siria e Israele sono vicini a raggiungere un accordo di de-escalation in base al quale Israele interromperà le sue incursioni, mentre la Siria accetterà di non spostare macchinari o attrezzature pesanti vicino al confine israeliano».
Al Concordia Summit di New York, poi, di fronte a investitori, CEO e top manager Al-Sharaa ha avuto la consacrazione definitiva. Intervenuto in un’intervista, ha avuto come presentatore una figura d’eccezione: il generale David Petraeus, ex capo della Cia e comandante delle operazioni militari in Medio Oriente nell’epoca in cui, in Iraq, l’allora al-Jolani fu arrestato come membro di al-Qaeda dalle sue truppe.
Petraeus, en passant, è anche partner del fondo KKR, del cui centro studi KKR Global Institute è presidente. La Siria, l’America, i ribelli divenuti capi di Stato: oltre dieci anni fa il giornalista Thierry Meyssan pubblicò la notizia che il KKR Global Institute sarebbe stato uno dei promotori e finanziatori dell’operazione Timber Sycamore organizzata da Barack Obama per armare i ribelli siriani. Notizia mai confermata ufficialmente, ma che è tornata in auge nei giorni di questo bilaterale in cui al-Jolani, il primo ex membro di Al Qaeda a toccare il suolo di New York dopo l’11 settembre 2001, ha visto emendato il suo passato in nome della realpolitik.
E in cui la scommessa rischiosa dell’Occidente è apparsa in tutta la sua forza.