La tutela dei cieli europei messa a repentaglio dalle incursioni russe? Andiamo con calma…

Droni che sconfinano, aerei intercettati, sorvoli misteriosi: sono settimane complesse tra Polonia, Norvegia, Danimarca e Estonia dove molte attività di infiltrazione nello spazio aereo della NATO da asset in diversi casi riconducibili alla Federazione Russa sono state denunciate.
Diversi i gradienti di allerta, diverse le portate della risposta: dall’intercettazione dei caccia Mig-31 da parte degli F-35 italiani sul Baltico all’abbattimento dei droni da parte dei caccia olandesi sui cieli polacchi, passando per l’inquietudine sul caso-droni.

Urge chiaramente sangue freddo per capire come leggere questi fatti, che non necessariamente possono e devono essere ricondotti a un’unica regia. Ad oggi, infatti, è bene sottolineare che dopo le prime ore di tensione in ogni contesto la tensione si è smorzata: Varsavia ha detto che nessun danno è stato registrato dall’infiltrazione dei droni del 10 settembre, il governo danese non ha accusato formalmente Mosca per i sorvoli di droni sugli aeroporti di Copenaghen e Aalborg, mentre in Estonia l’ex capo dell’intelligence Eerik-Niiles Kross ha scritto che, in relazione alla violazione dello spazio aereo di Tallinn, «non c’è motivo di farsi prendere dal panico. Nonostante le apparenze – attentamente coltivate da Mosca – si è trattato di un’infrazione cauta. I russi hanno deviato solo di poco dalla loro rotta abituale, si sono lasciati scappare la scusa di un errore di navigazione, non hanno trasportato armamenti visibili e hanno obbedito quando i caccia NATO li hanno costretti a ritirarsi».

Insomma, quel che emerge è un sistema di allerta che tiene. Una struttura strategica capace di agire e sistemica, con sangue freddo e regole codificate. Kross ha aggiunto che sul caso aeronautico questi ultimi sono fondamentali: «La decisione di ricorrere alla forza letale spetta al governo della nazione i cui caccia sono coinvolti. In questo caso, l’Italia ha mantenuto l’autorità. L’Estonia avrebbe potuto, in teoria, ordinare l’abbattimento dell’aereo, ma coordinare tempestivamente un tale ordine con i nostri alleati sarebbe stato pressoché impossibile. Questa è una questione che potrebbe richiedere accordi più chiari in futuro».

Spaventare l’opinione pubblica presentando il nostro campo come più debole di quanto sia in realtà rischia di creare una percezione problematica e allarmista paventando conflitti generalizzati laddove è difficile vederli emergere.