Si prevedono maxi-spese, ma il “riarmo” si basa su un presupposto di inefficienza
Può una politica europea per la Difesa degna di questo nome trascurare il tema delle filiere industriali? Evidentemente no. Però notiamo con una certa dose di stupore che il fronte industriale è quello più trascurato quando si discute dell’applicazione di ReArm Europe/Readiness 2030.
In Germania se ne sono dovuti accorgere quando aziende come Rheinmetall e Krauss-Maffei hanno fatto notare al governo che costruire il nerbo della nuova Bundeswehr non sarà solo un affare per gli appaltatori, ma anche una grande sfida ingegneristica e di gestione delle commesse: 83 miliardi di euro di ordinativi pronti a essere perfezionati entro fine 2026 e 355 miliardi da qui al 2041 non sono solo numeri. Dietro di essi c’è una complessa architettura di produzione, forniture, approvvigionamenti e appalti che deve scansare il rischio della costante inefficienza.
Vale per la Germania, vale per l’Italia, vale per tutta l’Europa.
Eppure sembra che l’elemento industriale della sicurezza nazionale sia stato sottovalutato. Non ha l’Europa la fortuna degli Stati Uniti, dove la distruzione creatrice e la presenza di capitali e forze in competizione tra loro permettono un ricambio concorrenziale. E così, a fianco degli appaltatori tradizionali, negli ultimi anni sono arrivati in campo una Palantir e una Andurill. L’Europa vede le politiche di difesa frammentate tra pochi appaltatori molto concentrati e spesso inefficienti al loro interno, chiamati a presidiare quote di occupazione e a garantire una storia consolidata piuttosto che applicare una visione del futuro.
Se davvero c’è necessità di alzare le spese per la Difesa e fare del paradigma della sicurezza collettiva uno scenario di comune valore politico e non solo militare perché non chiamare in campo anche la piccola e media impresa ragionando a livello di filiera?
Non è stato fatto un ragionamento tale da superare discorsi superficiali sulla riconversione, non è stato messo in campo a livello continentale un discorso per ottimizzare le risorse e le spese. Restano tanti (troppi) numeri in libertà e poche certezze del fatto che in ReArm Europe/Readiness 2030 non ci saranno inefficienze sistemiche senza un discorso pienamente industriale.