Bukele alla prova dei dati tra calo dei crimini e accuse di autoritarismo
Come procede la crociata anti-crimine di Nayib Bukele, presidente di El Salvador? Negli scorsi anni il leader di destra del piccolo Paese latinoamericano ha rivendicato un successo straordinario per la sua politica di tolleranza zero che ha esteso enormemente la potestà presidenziale e dell’autorità di pubblica sicurezza nel contrasto ai membri – veri o presunti – delle gang di narcotrafficanti che hanno insanguinato il Paese per anni. I dati sembrano per ora dare ragione a Bukele. «Secondo i dati pubblicati da World of Statistics e condivisi dal presidente Nayib Bukele il 4 luglio, El Salvador è passato dal detenere il tasso di omicidi più alto al mondo nel 2015 (106,3 ogni 100.000 ) a diventare potenzialmente il paese più sicuro dell’America Latina», nota El Salvador English, aggiungendo che il Paese prevede «un tasso di omicidi previsto inferiore a 1 ogni 100.000 abitanti entro la fine del 2025», elogiando il fatto che «grazie a uno dei tassi di omicidi più bassi al mondo, El Salvador si sta ora posizionando come una destinazione sicura per gli investimenti esteri, il turismo Bitcoin e il ritorno della sua diaspora. La nuova immagine nazionale non si basa più sulla paura, ma sulla ripresa, l’ordine e le opportunità».
L’imposizione del Piano di Controllo Territoriale e l’apertura del maxi-carcere CECOT (Centro di Confinamento Territoriale), unitamente all’uso ampliato della carcerazione extragiudiziale, ha condotto all’arresto di almeno 80mila presunti membri delle gang nel Paese. Gli Usa hanno rifiutato i rapporti di molte ONG concernenti i presunti abusi dei diritti umani e hanno chiesto, dopo l’elezione di Donald Trump, l’uso del CECOT per spedirvi i migranti irregolari. El Salvador ha scelto, consapevolmente, di barattare la libertà con la sicurezza, come dimostrato anche dal grande successo di Bukele nella corsa alla rielezione del 2024 per altri cinque anni di mandato. Resta, indubbiamente, una situazione tesa sul fronte di molte categorie. In particolare, un report dell’European Council on Foreign Relations nota che «hanno rivelato che le donne stavano diventando danni collaterali. Sebbene la presenza delle gang sia diminuita significativamente, la violenza continua. Le donne temono la polizia e l’esercito che pattugliano i loro quartieri impunemente. E non sono solo la polizia e l’esercito a perpetrare la violenza. I dati raccolti da organizzazioni locali per i diritti delle donne come ORMUSA mostrano che i tassi di violenza sessuale sono aumentati da quando è stato dichiarato lo Stato d’Eccezione».
Denunce, queste, che mostrano la precarietà di un modello che fonda la pace sociale sulla coercizione e che è dubbio possa durare molto senza causare rotture.