Modi nel Sud Globale, il Pakistan negli Usa. I due rivali guardano alle proprie proiezioni diplomatiche

India e Pakistan, dopo il breve confronto militare di maggio, vogliono posizionarsi strategicamente per ampliare la loro influenza ed evitare di trovarsi isolate nell’agone globale. La salienza crescente del subcontinente per gli equilibri geopolitici, la presenza di strategie di proiezione parallela (i corridoi commerciali di Cina e India, ad esempio) e i dilemmi sul futuro ruolo di Stati come gli Usa nella regione hanno spinto a grandi movimenti diplomatici.

Nelle scorse settimane, infatti, da un lato il Pakistan, emerso come blindato dalla Cina e dal suo sostegno militare nel conflitto con Nuova Delhi, ha mirato a riguadagnare posizioni a Washington inviando il generale Munir, capo di Stato maggiore, a dialogare con i maggiorenti del Pentagono e con alti funzionari della Casa Bianca.

Dall’altro, il primo ministro indiano ha indicato nel Sud Globale un obiettivo strategico: attorno al summit BRICS tenutosi in Brasile, il leader indiano ha visitato Namibia, Ghana, Trinidad e Tobago, Argentina.

Cinque nazioni in due settimane per “vendere” l’India come investitore, partner geopolitico, campione di settori come la manifattura tecnologica e il farmaceutico e, soprattutto, tentare di creare un’alternativa alla Cina. Strategie di proiezione parallela che registriamo come importanti e dinamiche. Non sappiamo dove porteranno queste linee di tendenza, ma un dato è certo: ciò che succede in Asia ha riflessi, giocoforza, globali. E lo sforzo di India e Pakistan per proiettare influenza e farsi spazio nella diplomazia riflette questi mutati paradigmi.