Parte la Grande Diga del Rinascimento Etiope (GERD), un’opera critica anche sul fronte geopolitico
Per gli etiopi è la più grande opera della storia recente del Paese. Per il martoriato Sudan e l’Egitto, una potenziale minaccia che darebbe ad Addis Abeba il potere di condizionare a loro sfavore i flussi d’acqua del Nilo.
Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, il progetto condotto dall’italiana WeBuild è andato a compimento e Addis Abeba ha inaugurato la Grande Diga del Rinascimento Etiope (GERD), un’opera da 5 miliardi di dollari che rappresenta la più grande infrastruttura africana di questo tipo e si pone tra le prime venti al mondo. Una diga da 175 metri di altezza e 1800 di lunghezza genererà 5mila MW di energia, tale da doppiare la domanda interna del Paese e alimentarne le produzioni industriali e l’economia.
Posta sul Nilo Azzurro, la GERD non è solo un grande progetto infrastrutturale e sistemico che mostra la vivacità dell’economia di un Paese ritenuto tra i più dinamici dell’Africa, ma anche un’opera di cui si discute per il pregiato valore geopolitico e per il fatto che è diventata essa stessa un oggetto del contendere. Se per il premier etiope Abiy Ahmed la GERD è «un’opportunità comune» per tutta la regione attraversata dal Nilo, Nigrizia nota che «non sono dello stesso avviso Egitto e Sudan, entrambi fortemente dipendenti dalle acque del Nilo per l’irrigazione e l’elettricità», che ritengono la diga una «minaccia esistenziale. L’Egitto, in particolare, teme che la GERD possa limitare l’approvvigionamento idrico durante i periodi di siccità e portare alla costruzione di altre dighe a monte. Il Nilo Azzurro è infatti un vitale affluente del fiume Nilo, al quale apporta circa l’80% delle risorse idriche».
I due Paesi, entrambi membri neo-entrati nei Brics, si sono scambiati accuse per anni a proposito della diga e Il Cairo teme che l’infrastruttura possa dare un potere esorbitante sulle sorgenti del Nilo, fiume che da millenni determina la vita di quella che fu la terra dei faraoni.
Con il Sudan dilaniato dalla guerra civile e un Egitto in tensione, l’Etiopia dovrà saper gestire nel migliore dei modi la sua nuova maxi-diga per evitare che il suo uso alimenti nuove crisi in un’Africa in cui anche la partita delle infrastrutture e delle reti ha una ricaduta geopolitica e in cui la competizione aumenta passo dopo passo con la crescente salienza globale del continente.