Leone XIV atteso come primo pontefice a far tappa a Beirut, mentre il Libano cerca la stabilità
Sono mesi complessi per il Libano, a un anno dall’attacco israeliano contro Hezbollah e dei raid che causarono almeno 5mila morti nel Paese dei Cedri. Il Libano ora cerca una sua stabilità e si prepara alla visita di fine novembre che porterà sul suo territorio Papa Leone XIV, che inserirà Beirut, assieme alla Turchia, nella prima tappa internazionale del suo pontificato.
Il Libano è in fermento. Molte dinamiche si stanno strutturando nel contesto complesso di un Paese dal sistema sociale, dagli equilibri interni e dall’apparato istituzionale fragile. Ricordiamo che ai sensi degli accordi costituzionali in Libano il presidente della Repubblica deve essere un cristiano maronita, il capo del governo un esponente del campo musulmano sunnita e il presidente del Parlamento un fedele dell’Islam sciita. Tale caleidoscopio si è ricomposto nei mesi scorsi dopo la guerra coinvolgente Israele e Hezbollah, principale formazione militante del campo sciita, in cui il segretario generale del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, è stato ucciso da Tel Aviv.
Non c’è dubbio che l’indebolimento di Hezbollah e la volontà di applicare gli accordi di pace del 2006 che miravano a un suo disarmo siano stati sfruttati dalla classe dirigente di Beirut. L’ex capo dell’esercito Joseph Aoun è diventato capo dello Stato e l’ex giudice della Corte Internazionale di Giustizia Nawaf Salam primo ministro. Questo è stato dettato da un forte coordinamento internazionale. In particolare, nota il Middle East Institute, «Stati Uniti, Francia e Arabia Saudita si sono schierati a sostegno di un candidato presidente e hanno inviato i loro inviati a trasmettere un messaggio inequivocabile: il successo di Aoun era fondamentale per sbloccare gli aiuti internazionali necessari alla ricostruzione del Paese e alla rianimazione economica». Per il MEI, «il Libano ha bisogno di un governo capace e lungimirante, impegnato in una ricostruzione trasparente, inclusiva ed efficiente del sud del Paese e di altre aree danneggiate dalla guerra. Questo processo deve dare priorità al coinvolgimento dei più colpiti e promuovere il loro investimento in un futuro in cui la governance sia unificata sotto uno Stato sovrano», ricucendo le fratture tra le comunità. La visita di Leone XIV, che avrà dal Libano anche uno sguardo diretto sul Medio Oriente in fiamme in cui è scattata la tregua di Gaza, consoliderà le autorità libanesi e le comunità interne? Questa è la speranza in un Paese travagliato a lungo da una sistemica instabilità.