Per l’Ucraina neanche ottobre 2025 sarà il mese della fine del conflitto iniziato con l’invasione russa del 2022. Dopo un tira e molla di diversi giorni, è ormai certo che il presidente Usa Donald Trump e l’omologo russo Vladimir Putin non si vedranno a breve a Budapest, capitale dell’Ungheria, per un summit volto a trovare una quadra per la fine della guerra. Né dunque potrà arrivarvi il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelensky.

Pesano molte condizioni: la Russia sta avanzando in Ucraina. Ha occupato dopo un anno di pressione la città di Pokrovsk, nel Donbass. Preme sull’oblast di Donetsk. Spinge sempre più con gli attacchi missilistici e di droni contro le infrastrutture del Paese invaso. Fermarsi ora senza chiedere ulteriori concessioni appare un freno per Putin. E l’Ucraina, parimenti, non si considera battuta. Zelensky accarezza nuove forniture di armamenti (i caccia svedesi Gripen, i missili Tomahawk americani per ora negati e via dicendo) e spinge per mettere le basi logistiche russe nel mirino. Conta sull’avvicinamento dell’inverno per lo stallo delle operazioni. Trump, parimenti, si accorge che molti suoi tentativi sono stati frustrati e ha reagito punendo la Russia con nuove sanzioni sul petrolio e le major di Mosca.

La prospettiva è che il conflitto sia su un piano inclinato verso il 2026 e il superamento del quarto anniversario dell’invasione, il prossimo 24 febbraio. Ma anche che oramai si sia fatto chiarezza di cosa vogliono i contendenti. La Russia vuole spuntare delle concessioni extra rispetto alla linea del fronte e l’assicurazione sulla neutralità dell’Ucraina. Mentre quest’ultima e potenzialmente anche gli Usa potrebbero convergere sulla proposta europea in via di definizione che, attorno a 12 punti politici, porrebbe le basi sul congelamento “alla coreana” della guerra. Un modo per non dover esplicitamente ammettere che un quinto dell’Ucraina è in mano russa e poter fermare però il conflitto, aprendo la strada all’integrazione comunitaria di Kiev. Nel caos delle trattative bloccate torna l’ora dell’Europa? Prospettive incerte, per ora. Ma uno spiraglio si vede. E il rinvio del vertice di Budapest riporta l’Ue in campo.